La guerra ai civili e le stragi

Il portato tragico della nazionalizzazione delle masse fu evidente con il coinvolgimento di queste nella Prima Guerra Mondiale. Per la prima volta milioni di uomini si trovarono a combattere e morire per i cosoddetti Stati-nazione, spesso di creazione recente. La tenuta del fronte interno, inoltre, fu il fattore determinante per le sorti del conflitto cosicché ogni singolo cittadino fu investito della piena responsabilità per le sorti del proprio paese.

Al massacro diretto delle popolazioni civili europee si arrivò comunque con la cosiddetta guerra totale, ossia con la Seconda GuerraMondiale che per la prima volta nella storia umana vide il numero di morti civili superare quello dei militari.

Il caso italiano è emblematico, pur non essendo né l’unico né il più tragico a livello continentale. Le stragi cominciarono in Italia fin dai primi giorni dell’occupazione nazi-fasista, ossia dai 45 giorni compresi tra il 25 luglio e l’8 settembre, e terminarono addirittura dopo la Liberazione, negli ultimi giorni della ritirata tedesca.

Nel corso degli anni la storiografia ha evidenziato diverse tipologie di stragi, riconducibili alle strategie di dominio e occupazione attuate dai tedeschi sul territorio ed essenzialmente riassumibili nelle due categorie delle stragi per rappresaglia e della più generica strategia del terrore. Le prime erano perpetrate come risposta ad una particolare azione partigiana, ponendosi l’obiettivo di creare un distacco tra la Resistenza armata e la popolazione civile. Il caso emblematico è quello delle Fosse Ardeatine, dove il 24 marzo 1944 furono uccise con un colpo alla nuca 335 persone di ogni età, sesso, condizione sociale e religione, in risposta all’attentato gappista che il giorno precedente in Via Rasella a Roma aveva causato la morte di 32 militari tedeschi. Le stragi determinate dalla strategia del terrore, di numero assolutamente maggiore per quantità di casi e vittime, perseguivano invece l’obiettivo della cosiddetta terra bruciata, ossia del cercare di creare le condizioni sul territorio di una occupazione militare più tranquilla possibile. Fare terra bruciata significava compromettere le condizioni di esistenza di una Resistenza organizzata, in altre parole eliminare fisicamente la popolazione civile dalla quale le formazioni partigiane traevano sostentamento. La più tristemente nota è l’enorme rastrellamento di Marzabotto, nel quale per eliminare la Brgata Garibaldi «Stella Rossa» furono massacrate in ripetute stragi circa 800 persone, in gran parte donne e bambini.

Amaro Partigiano