Il 17 marzo 1944 alla Stazione ferroviaria di Valmozzola nell’appennino parmense sono fucilati dai nazifascisti sei giovanissimi partigiani spezzini e due disertori russi: è una rappresaglia scaturita a seguito dell’assalto partigiano al treno che trasportava renitenti alla leva e materiale bellico avvenuto il 12 marzo a Valmozzola, in cui cadono due fascisti e il comandante partigiano piacentino Mario Betti.
Sul Monte Barca tra Licciana Nardi e Bagnone il 14 marzo i nazifascisti catturano pertanto un’intera banda partigiana, uccidendo nel combattimento tre partigiani: i superstiti sono imprigionati e interrogati a Pontremoli presso il seminario vescovile, come ricorda nella testimonianza ancora oggi ascoltabile al Museo Audiovisivo della Resistenza monsignor Marco Mori, assistente del Vescovo di Pontremoli Giovanni Sismondo.
La fucilazione a Valmozzola degli otto “Ragazzi del Monte Barca” prelevati a Pontremoli è la prima azione di rappresaglia fascista nel parmense contro uomini della Resistenza e avviene il giorno prima della leggendaria battaglia del vicino Lago Santo parmense dove nove partigiani comandati da ‘Facio’ resistendo all’accerchiamento di centinaia di militi nazifascisti dimostrano che l’occupante può essere sconfitto e l’Italia liberata.
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